Il Buddha storico, il Principe Siddharta Gautama, conosciuto anche come Buddha “Sakyamuni” che significa “il saggio degli Sakya”, nacque in quello che oggi è il nord dell’India circa 2560 anni fa.
Principe appartenente alla famiglia reale degli Sakya, crebbe in un ambiente estremamente raffinato, circondato da benessere e bellezza di ogni sorta. All’età di ventinove anni lasciò il palazzo reale per la prima volta nella sua vita e incontrò un anziano, un malato e una persona morta; queste esperienze, a lui completamente sconosciute, gli fecero realizzare che nulla può essere considerato permanente.
Spinto dal desiderio di andare a fondo alla sua scoperta, abbandonò l’esistenza principesca per intraprendere la sua ricerca meditativa nelle montagne e nelle foreste del nord dell’India.
Dopo sei anni di ricerca, riconobbe la natura della mente, mentre era in meditazione profonda sotto un albero (oggi conosciuto come “l’albero della Bodhi”) in quella che oggi è la città di Bodhgaya. Egli raggiunse l’illuminazione, uno stato di felicità duraturo e senza limiti che è il pieno sviluppo del potenziale di corpo, parola e mente.
Dopo aver raggiunto l’illuminazione, il Buddha, trascorse il resto della sua vita a trasmettere agli altri i suoi metodi per scoprire la vera natura della mente, ed è proprio per questa ragione che i suoi insegnamenti sono così vasti.
Gli insegnamenti che egli tramandò sono chiamati Dharma e sono stati raccolti nel Kangyur, una raccolta composta da 108 volumi contenenti 84.000 preziosi insegnamenti, mentre i commentari stilati in epoche successive sono contenuti nel Tengyur, composto da altri 254 libri, ugualmente voluminosi.
“Ora posso morire felice; non c’è un solo insegnamento che io abbia tenuto per me. Tutto ciò che può esservi di beneficio ve l’ho già dato”, queste furono le sue parole nel momento in cui fece una sorta di bilancio della sua vita.
Le ultime parole che il Buddha pronunciò sono tutt’ora di grande ispirazione e mostrano l’approccio concreto del buddismo alla vita di tutti i giorni, distinguendolo nettamente da ciò che viene comunemente chiamato religione: “Non credete alle mie parole solo perché ve le ha dette un Buddha, ma esaminatele con cura. Siate luce e guida a voi stessi.”
Quando la gente chiedeva al Buddha perché e cosa insegnasse, egli rispondeva: “Insegno perché voi e tutti gli esseri viventi desiderate la felicità e cercate di evitare la sofferenza. Insegno le cose così come sono”.
Comprendere “le cose così come sono” è la vera chiave di ogni felicità e permette agli esseri di evitare la sofferenza e di entrare in uno stato di crescente stabilità, gioia e altruismo. Durante i 1500 anni in cui gli insegnamenti restarono vivi in India, essi furono chiamati Dharma, nei successivi 1000 anni di fioritura nel Tibet furono chiamati Cho, entrambe le parole significano “le cose così come sono”.
I suoi insegnamenti, che rendono gli esseri senza paura, gioiosi e gentili, rappresentano la religione principale in diversi paesi dell’Asia orientale. Sin dai primi anni ’70, la profonda visione buddista, con la sua grande varietà di metodi, ha ispirato e attratto un crescente numero di persone dalla mentalità libera e indipendente appartenenti alle diverse culture occidentali.